“Palermo: uno sguardo a fuoco”

Curare con la fotografia

Progetto Obbiettivo di PSN 2010, azione sperimentale di reinserimento sociale per soggetti con dipendenze patologiche, attraverso percorsi formativi e terapeutici realizzati con pratiche di cura innovative.

ENTE FINANZIATORE:
Regione Siciliana – Assessorato della Salute di Palermo

ENTE ATTUATORE:
-A.S.P. di Palermo Via Giacomo Cusmano, 24
• DSM U.O.C. Dipendenze Patologiche
• Servizio Sociale Professionale, “GRISE” (Gruppo Riabilitazione SerT)

• U. O. Qualità e Progettazione

• Responsabile di Progetto Dott.ssa Gaetana Nuccia Cammara

ALTRI ENTI E ASSOCIAZIONI COINVOLTI NELLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO:

-Università degli Studi di Palermo – Unità di Ricerca Dipendenze Patologiche Dipartimento di Psicologia;

-Associazione Promozione Sociale ARCI “Cerchio di Alice” – Palermo;

-Associazione fotografica “ARVIS Associazione per le Arti Visive in Sicilia” – Palermo.

AREA TERRITORIALE INTERESSATA

Territorio dell’ASP di Palermo

DURATA DEL PROGETTO: Annuale (Settembre 2012 al Settembre 2013).

DESTINATARI:
I soggetti con problematiche di dipendenze patologiche in carico nei SerT dell’ASP di Palermo, in fase di remissione; tra i quali saranno selezionati 25 utenti che presenteranno i requisiti per partecipare all’attività formativa.

OBIETTIVO GENERALE:
Reinserimento sociale di soggetti con dipendenze patologiche, attraverso percorsi formativi e di inclusione sociale realizzati con pratiche e metodologie innovative di cura (l’uso della fotografia).

OBIETTIVI SPECIFICI:

riguardano i soggetti del target e la rete dei curanti.

➢ Relativamente all’area terapeutico-riabilitativa, riduzione dei comportamenti a rischio in pazienti con dipendenze patologiche e strutturazione di una migliore dimensione relazionale e della progettualità personale;

➢ Rispetto all’area della professionalizzazione, sviluppare identità professionale nei destinatari del progetto;

➢ Riguardo la rete dei curanti, promuovere l’introduzione di modelli di intervento sull’inclusione sociale dei soggetti con dipendenze patologiche, nelle linee programmatiche dei diversi enti territoriali.

L’esperienza clinica e la letteratura scientifica degli ultimi decenni hanno contribuito ad una sostanziale trasformazione nella lettura dei processi sottostanti alle dipendenze patologiche. Superando i vecchi paradigmi di tipo medico e psicologico, le dipendenze patologiche sono oggi viste come frutto di meccanismi complessi e articolati, che coinvolgono non solo il mondo interno del singolo soggetto ma anche gli atteggiamenti, le credenze, i significati e le aspettative che una persona sviluppa nei confronti del mondo esterno (Ravenna M., 1997).
Nello specifico, una delle componenti più rilevanti nella definizione dei comportamenti di addiction riguarda le caratteristiche della relazione che il soggetto instaura con l’oggetto-droga. Come afferma Bignamini, le relazioni di dipendenza possono instaurarsi con qualsiasi oggetto esterno e l’elemento che discrimina la tipologia di legame con esso (uso, abuso, dipendenza) è la qualità dell’incontro. Infatti, le sostanze psicoattive che divengono oggetto di dipendenza sono quelle che consentono alla persona che le assume di sperimentare uno stato interno e una visione di se stesso significativamente migliore rispetto a quella abituale. La trasformazione sperimentata è così rilevante e centrale perché coinvolge molteplici dimensioni che vanno al di la della semplice gratificazione; i cambiamenti che avvengono hanno la caratteristica di essere strutturali, e quindi difficilmente modificabili, e di coinvolgere il soggetto nel suo complesso: ciò che si trasforma è la qualità del rapporto con il mondo circostante, con le proprie emozioni e con le altre persone, oltre al modo in cui ci si percepisce.
Nei casi di dipendenza patologica, quindi, le sostanze diventano un oggetto strutturante della vita del soggetto e, proprio per questo, il rapporto con esse diviene esclusivo e difficile da abbandonare: il valore centrale della dipendenza non è soltanto il superamento di un dolore interno, quanto il raggiungimento di uno stato positivo e diverso del sé che solo con la sostanza è stato possibile sperimentare.
Alla luce delle più recenti teorie, la tossicodipendenza non è quindi solo una forma di autocura per la sofferenza, ma è frutto di meccanismi concomitanti che riguardano contemporaneamente il livello cognitivo, neurobiologico, motivazionale, emotivo e relazionale.
Questa lettura complessa dell’addiction ha avuto ricadute anche sul piano terapeutico: al riconoscimento della multidimensionalità della problematica, ha corrisposto la pianificazione di interventi clinici altrettanto articolati. Le indicazioni di buone prassi, infatti, prevedono sempre più frequentemente percorsi terapeutici multimodali di lunga durata e altamente personalizzati. Data la centralità della dimensione relazionale e il carattere strutturale assunto dal rapporto con la sostanza, un elemento importante dell’intervento clinico è la conoscenza dei significati che il soggetto attribuisce alla propria esperienza e al modo di entrare in relazione con il mondo esterno: questo consente di pianificare percorsi realmente terapeutici e diminuire il rischio di drop out.
Inoltre, l’esperienza clinica ha sottolineato l’utilità dei percorsi terapeutici modulari, articolando nel tempo varie tipologie di intervento. Questi consentirebbero di fornire supporto alle problematiche che contemporaneamente investono differenti aree della vita (medica, psichica, lavorativa, socio-relazionale), ma anche di valutare quale tipo di intervento (residenziale, ambulatoriale, psico-sociale, psicologico) sia maggiormente funzionale in relazione allo specifico momento della relazione terapeutica e della vita del soggetto.
Il SerT come luogo di cura, pur essendo aperto per molte ore della giornata, finisce con l’accogliere il bisogno emergente e ad esso tenta di restituire una risposta il più possibile complessa ed esaustiva, ma senza potere mettere a disposizione dell’utente uno spazio permanente di tipo terapeutico-riabilitativo, che riteniamo centrale nell’ottica del reinserimento psico-sociale del soggetto con dipendenze patologiche.
Per tali soggetti, già all’interno dei SerT, occorrono programmi educativi nei quali vengono posti al centro di un intervento multidisciplinare, che preveda processi di riappropriazione del sé, e di implementazione del proprio bagaglio culturale e professionale. La finalità è di puntare sempre all’attivazione e al raggiungimento delle autonomie possibili da parte della persona, allo sviluppo di capacità decisionali e di problem-solving, all’accrescimento delle competenze relazionali e al reinserimento nel contesto sociale di appartenenza. Nel percorso di cura di tali soggetti, una fase centrale e delicata, è considerata essere quella del reinserimento sociale e lavorativo; durante tale fase, infatti, il paziente si trova a dover mettere alla prova i propri percorsi e processi di cambiamento. Se da un lato, tale momento è spesso caratterizzato da una importante motivazione fatta di entusiasmo e di grandi aspettative, dall’altro si accompagna, nell’esperienza clinica, dal confronto con ostacoli di diversa natura che richiedono ancor più che in altre fasi il sostegno dell’equipe curante e della rete relazionale più vicina all’utente, al fine di esser pronti ad affrontare e sostenere le eventuali difficoltà.

Una prospettiva di notevole interesse, in relazione alla funzione terapeutico-riabilitativa territoriale del Ser.T., è rappresentata dal progetto “Palermo: uno sguardo a fuoco” con il quale sono stati coinvolti 25 utenti in carico nei SerT dell’ASP di Palermo, ad un percorso formativo e terapeutico finalizzato allo sviluppo di abilità e alla valorizzazione delle proprie potenzialità secondo un approccio che ne favorisca l’empowerment.
Il periodo di studio ha interessato un anno, dal settembre 2012 al settembre 2013.
Nella maggior parte dei casi il soggetto con dipendenze patologiche ha solitamente difficoltà ad impegnarsi in un progetto a lungo termine, (anche per un deficitario senso di autostima), nel percorso di cura di tali soggetti, una fase centrale e delicata, è considerata essere quella del reinserimento psico-sociale e lavorativo. Durante tale fase, infatti, l’utente si trova a dover mettere alla prova i propri percorsi e processi di cambiamento. Se da un lato, tale momento è spesso caratterizzato da una importante motivazione vissuta con entusiasmo e grandi aspettative, dall’altro si accompagna, con un continuo confronto con ostacoli di diversa natura che richiedono ancor più che in altre fasi il sostegno dell’equipe curante e della rete relazionale più vicina all’utente, al fine di esser pronti ad affrontare e sostenere le eventuali difficoltà e ricadute.
in considerazione di ciò si è ritenuto opportuno affiancare alle attività di formazione professionale come fotografo, alcuni importanti laboratori gruppali di supporto per gli utenti inseriti nel progetto.
Il progetto, ha previsto l’allestimento di un laboratorio fotografico per la formazione di base (seguendo il percorso evolutivo della fotografia dall’analogico a partire dalla camera oscura al digitale con particolare riguardo all’iphonografia e ai social network di settore come Instagram) e l’attivazione dei seguenti gruppi/laboratori:
-Laboratorio corporeo “Rivelarsi attraverso il movimento” propedeutico all’avvio della formazione fotografica. Il laboratorio corporeo è finalizzato allo sviluppo di tutte le possibilità espressive del Sé; attraverso la sollecitazione di Funzioni quali gesti, movimento, tono muscolare, respiro, postura, forma del corpo, ritmo, spazio, processo creativo, è possibile restituire alla persona la capacità di riconoscersi, sentirsi, immaginarsi e progettarsi, in altri termini si favorisce la crescita della consapevolezza e l’ascolto di quei movimenti interni, di quei guizzi vitali interni che aprono alla dimensione dell’ascolto e alla dimensione creativa.
-Laboratorio “Foto-racconto-biografico, attività trasversale di auto-narrazione ed espressione dei vissuti emozionali attraverso l’utilizzo del medium fotografico”;
-Psicoterapia di gruppo per tutta la durata del percorso a cadenza settimanale
Riguardo il gruppo di sostegno ai destinatari fondamentale è la fase di creazione del gruppo, per favorire un clima positivo e accogliente all’interno del quale verrà dato spazio alle storie e ai vissuti personali. Trattandosi di un gruppo a carattere omogeneo, si lavorerà sulla costruzione di una matrice di gruppo, in parte già precostituita sulla base di una comunanza di vissuti relativi alla propria problematica di dipendenza patologica, per transitare verso la strutturazione di una comunanza di obiettivi condivisi rispetto al proprio percorso di inclusione sociale e di progettualità. Il gruppo di sostegno a conduzione psicodinamica, lavorerà sulla condivisione dei vissuti dei partecipanti relativi all’esperienza formativa professionalizzante e sull’impatto di questa nella propria vita personale. Sarà uno spazio per ripensare e confrontarsi ma anche luogo di contenimento rispetto a tutti quegli aspetti emotivi, paure, difficoltà che i singoli membri del gruppo potranno trovarsi a vivere nel confrontarsi con un’esperienza che andrà ad attivare motivazioni, desideri di cambiamento ma anche resistenze. Il gruppo fungerà in questi termini da risorsa e strumento per rielaborare emozioni, garantendo la possibilità di vivere la dimensione gruppale, giocata in tutte le diverse attività proposte dal progetto, secondo una modalità più intima ed emozionale che, trasversalmente alle attività ai diversi laboratori esperienziali, sosterrà i partecipanti, migliorando le relazioni all’interno del gruppo stesso che potrà divenire gradualmente un luogo sicuro di cui fidarsi e al quale potersi affidare.

Il percorso di formazione fotografica, avviato successivamente al laboratorio corporeo tramite DMT ha previsto oltre alla formazione di basa anche 5 differenti workshop con artisti/fotografi di fama internazionale (Cristina Nunez, Carmelo Bongiorno, Antonio Amendola, Marianna Santoni), che hanno accompagnato gli utenti-corsisti alla conoscenza della fotografia nei diversi generi e forme artistiche dall’analogico al digitale. Con tali esperti sono state effettuate uscite per la sperimentazione di diverse tipologie di riprese fotografiche, utilizzando le attrezzature messe a disposizione dal Progetto.
I 25 utenti ammessi sono stati valutati e monitorati per l’intera durata del percorso attraverso strumenti previsti dall’impianto scientifico di Ricerca, curata dall’Università di Palermo, Dipartimento di Psicologia, Unità di Ricerca Dipendenze Patologiche.
Il progetto prevede al suo interno un dispositivo di ricerca volto alla valutazione e al monitoraggio dell’esito degli interventi effettuati. La valutazione è un tema di crescente interesse in molti ambiti di intervento, al punto da essere considerata un atto dovuto per la realizzazione di una “Gold Clinical Practice”, grazie alla sua capacità di cogliere punti di forza e di debolezza e condurre, in ultima istanza, al miglioramento del trattamento e dei suoi risultati (Lucchini A., 2001). Sono molteplici i modelli di valutazione sviluppati nel corso degli ultimi vent’anni tra questi un paradigma di particolare rilevanza è la ricerca focalizzata sul paziente (Howard et all., 1996) che consiste nel monitorare il progresso del paziente lungo il corso del trattamento, con lo scopo di aiutare i clinici nella gestione dell’intervento. La letteratura internazionale ha ormai ampiamente dimostrato come nel campo degli interventi clinico- riabilitativi per pazienti con problematiche di tossicodipendenza la ricerca sulla valutazione assume rilevanza nella misura in cui offre all’equipe delle conoscenze funzionali per la buona riuscita degli interventi effettuati. Il miglioramento dell’efficacia richiede, oltre che una valutazione finale degli interventi, anche una comprensione delle componenti dinamiche del processo clinico, inclusi i punti deboli e di forza del paziente, le relazioni terapeutiche, il funzionamento psicosociale e la “compliance”.
Il dispositivo di ricerca messo a punto prevede un percorso di valutazione su due fronti:
1) Valutazione di esito e di processo degli interventi rivolti ai destinatari del progetto;
2) Valutazione dei gruppi di supporto ai destinatari del progetto.
Per quanto concerne il primo percorso, a fronte dell’ipotesi generale che anima il progetto, ci si propone di valutare alcuni indicatori di esito e di processo che consentano di avere informazioni utili ed attendibili sugli eventuali processi di cambiamento verificatesi nell’arco della durata del progetto. Nella valutazione di processo gli indicatori, presi in considerazione, operano come elementi terapeutici che si legano tra loro per sostenere la ritenzione e migliorare gli esiti.
Più dettagliatamente, gli indicatori che si intende valutare sono:
- Indici di gravità multidimensionali (aree: medica, lavorativa, legale, sostanze, familiare-sociale
e psichica);
- Autostima;
- Percezione della qualità della vita;
- Alleanza;
- Motivazione al cambiamento;
- Cambiamento percepito.
Il progetto si articola in quattro diverse fasi:
1. Somministrazione degli strumenti all’inizio del progetto (tempo t°);
2. Somministrazione dopo tre mesi (tempo t1);
3. Somministrazione dopo sei mesi (tempo t2);
4. Somministrazione a fine progetto.
Dopo ogni fase di somministrazione l’equipe di ricerca restituisce i risultati al gruppo operativo e agli operatori referenti dei SERT coinvolti.

Tra i principali risultati attesi:
• Aumento della compliance dei soggetti con dipendenze patologiche nei progetti terapeutici sviluppati nei SerT dell’ASP di Palermo (regolarità nel monitoraggio dei cataboliti urinari evidenziando generalmente una remissione dall’uso di sostanze stupefacenti, stabilizzazione del trattamento farmacologico, con riduzione in alcuni casi di terapie di sostegno con psicofarmaci);

• consolidamento dell’identità personale, recupero dell’autostima, valorizzazione delle proprie potenzialità, attraverso processi che favoriscono la consapevolezza del sé corporeo e della sfera emotiva;

• Accrescimento competenze nel settore fotografico e nell’utilizzo delle principali tecniche e metodologie in tale ambito.

Allo scopo di incentivare la partecipazione degli utenti sin dall’avvio del progetto è stato previsto un bonus di 1.000 euro solo per chi che ha concluso l’intero percorso progettuale. Tale bonus ha lo scopo di favorire il concetto di “sostenibilità” del progetto (si intende dare ai corsisti l’opportunità di acquistare gli strumenti necessari ad espletare l’attività di fotografo professionista).

Conclusioni
Il progetto recentemente concluso dà immediatamente la possibilità di guardare positivamente ai risultati attesi. Su 25 utenti solo 2 hanno abbandonato sin dall’inizio il programma di attività. Due sono stati espulsi. La restante parte del gruppo ha continuato sino alla fine del percorso, alcuni hanno acquistato personalmente una propria fotocamera reflex o uno smartphone per migliorare la pratica nell’uso del mezzo come opportunità professionale. Pertanto riguardo gli indicatori di processo e di esito progettuale, questi sono stati raggiunti secondo gli standard previsti. E’ in corso l’elaborazione dei risultati della ricerca condotta con metodo sperimentale su campo.

Soluzioni Informatiche Pietro Albano
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